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Trento, 20 settembre 2018
ECCO PERCHÉ NON MI DIMETTERÒ
di Lucia Coppola
dal Trentino di giovedì 20 settembre 2018


Gentile direttore, chiedo cortesemente ospitalità sul suo giornale per dire la mia nel merito della richiesta del sindaco Andreatta di dimettermi dalla carica di presidente del Consiglio comunale di Trento in quanto candidata nella lista di Futura, posto che tutti o quasi hanno ritenuto, giustamente, di intervenire. Credo che sia necessario mettere le cose in fila con semplicità e spero con chiarezza. Come è nel mio stile, piuttosto diretto.

Partiamo dalle “poltrone”, termine che ritengo quanto mai volgare e che purtroppo è ormai in uso sia da privati cittadini che dalla stampa con un’accezione denigratoria.

Lo si è usato impropriamente anche con me. Vorrei a questo proposito premettere che ho da sempre avuto scarsa attitudine ad occuparle, le poltrone, e che credo di essere stata l'unica consigliera comunale che nel lontano 1991, sindaco Dellai, dopo solo un anno lasciò il Consiglio comunale di Trento, dove ero stata eletta con 800 voti per il PCI, delusa dalla qualità delle relazioni nel suddetto partito. Il Consiglio le respinse per ben due volte. In seguito ho lavorato a titolo volontario in molte associazioni, nel Forum della Pace come vicepresidente, presiedendo il Consiglio scolastico provinciale. Poltrone faticose e non remunerate, tanto per chiarire.

Ma soprattutto ho fatto la maestra, orgogliosamente e felicemente, per 38 anni. La politica è sempre stata a fianco della mia professione, del mio impegno di figlia, di mamma e ora di nonna. Tanto per chiarire.

Sono stata votata dal Consiglio comunale di Trento nel 2015 nel ruolo di presidente con la sola astensione dei consiglieri del Movimento Cinque Stelle. Certo su indicazione del Sindaco, in quanto eletta nei Verdi con la coalizione di centro sinistra che lo aveva sostenuto. Ringrazio di cuore Alessandro Andreatta e il Consiglio per avermi consentito questa bellissima, a tratti faticosa ma sempre interessante, esperienza. Ho cercato di rendermi degna di questo riconoscimento impegnandomi al massimo delle mie possibilità, con la mia presenza costante, onorando il mio ruolo di garante super partes, dando decoro alle sedute, riconoscendo il lavoro e la fatica di tutti, maggioranza e opposizione. Affiancando il Sindaco con lealtà ma senza atteggiamenti di sudditanza, comprendendo che la mia carica aveva anche bisogno di autonomia rispetto al governo della città per essere credibile.

Ora vorrei chiarire una volta per tutte che io da presidente non ho le medesime caratteristiche di un assessore, che riceve una delega dalle mani del sindaco, il quale può anche revocarla e, se lo ritiene, chiedere, non è un obbligo, a un assessore di dimettersi nel caso di una candidatura.

Ma non può chiederlo a me perché esiste un regolamento che disciplina il mio incarico, che prevede le mie mansioni e anche una possibile revoca del mandato da parte del Consiglio comunale, non certo del Sindaco. In questa fattispecie non è contemplata la candidatura, che non viene considerata come fattore di decadimento perché non esiste incompatibilità. Il Consiglio mi può sfiduciare solo nel caso, ovviamente tutto da dimostrare, che io non mi dimostri degna del mio incarico.

Giudico perciò l'intervento a gamba tesa del Sindaco Andreatta nei miei confronti non pertinente, non legittimo e una indebita intrusione nelle competenze del Consiglio. Se poi, come mi pare di comprendere, questa sua richiesta sembra finalizzata a liberare le fatidiche “poltrone” per consentire rimpasti e rivisitazioni dell'assetto del Consiglio e della Giunta per accontentare gli scontenti e i delusi che da inizio legislatura scalpitano, ecco che traspare un'idea di politica che francamente non mi appartiene e che non intendo avvalorare. Il “fatti più in là”, tanto per citare le mitiche Sorelle Bandiera di buona memoria, lo trovo indegno anche dal punto di vista umano oltre che politico. Insomma, la Coppola sin qui ha fatto bene, adesso può anche bastare, quello che conta è tenere in piedi, in qualche modo, calpestando diritti e bon ton istituzionale, la baracca.

Dunque io non mi dimetterò  perché neanche il sindaco di New York me lo può chiedere, perché giuridicamente è sbagliato, perché è politicamente squallido, perché dal punto di vista umano e del rispetto della persona è veramente triste. A esser buoni.

Mi è stato portato l'esempio del mio caro amico e compagno nell'avventura di Futura, Paolo Zanella, che si è dimesso da Arcigay. Il suo mandato era a suo dire comunque a termine e sarebbe in ogni caso scaduto con il Congresso che si terrà a breve. E certo il presidente di una associazione che ha al suo interno persone appartenenti a tutti gli schieramenti politici non può avere un presidente che si candida apertamente per una lista.

Diverso è il mio caso ovviamente. Il Consiglio comunale non è una associazione ma una istituzione, che è regolamentata anche nei ruoli che la compongono e a queste regole ci si attiene. Io sono Verde anche se presiedo il Consiglio comunale perché con i Verdi sono stata eletta. Sta alla mia correttezza formale e sostanziale non far pesare la mia appartenenza. Cosa che non ho mai fatto e mai farò.

Vengo da una famiglia che mi ha insegnato, tra l'altro, il rispetto di tutti ma anche di me stessa, l'orgoglio e la dignità. A non farmi calpestare, a non subire prepotenze e imposizioni. Men che meno in quanto donna, cosa che a qualcuno, non è il caso del Sindaco, viene molto facile. Dunque, caro Alessandro, pur comprendendo le Sue preoccupazioni e le Sue difficoltà, che ben conosco avendola sempre sostenuta lealmente, io non mi dimetterò.

Lei al mio posto lo farebbe, così ha sentenziato. Ma io non sono Lei. Noto anche che nonostante la frequentazione mi conosce davvero poco. Se sarò eletta in provincia libererò il campo con piena soddisfazione di quelli che dal 2015 mi guardano in cagnesco. Sennò, a meno che non mi renda così indegna da meritare la revoca, resteremo insieme ad affrontare la fatica, ai più sconosciuta, dei nostri rispettivi lavori.

Ci si vede martedì in aula.

Lucia Coppola
presidente del Consiglio comunale di Trento

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